La Bella e la Bestia


Di Roberto Anglisani e Liliana Letterese
Con Liliana Letterese e Andrea Lugli
Regia di Roberto Anglisani
Movimenti scenici curati da Caterina Tavolini
Fonte: M.me Leprince de Beaumont



La Bella e la Bestia Un mercante, padre di tre figlie, si smarrisce nel bosco, di ritorno da uno sfortunato viaggio d’affari. Trova rifugio nel palazzo della Bestia, un essere orribile, metà uomo e metà belva. Qui cerca di rubare una rosa e per questo la Bestia lo minaccia di morte. L’unica sua possibilità di salvezza è che sia una delle sue figlie a morire al suo posto.

La più bella delle tre figlie accetta il sacrificio e si reca al palazzo. Ma andrà incontro ad un altro destino.



Con "La Bella e la Bestia" prosegue un percorso sulla narrazione a due voci e contestualmente un lavoro di ricerca sul tema della diversità. Attraverso l’avvincente intreccio di questa fiaba classica intendiamo parlare di alcuni aspetti di questo tema quanto mai attuale, in particolare, in questo caso, del “diverso” che sta dentro di noi.

Nasce così una storia ricca di fascino e di emozione, di cui cerchiamo di mostrare i significati nascosti attraverso la parola ed il movimento. Lo spettacolo utilizza infatti principalmente la tecnica del racconto orale, con la sua essenzialità ed immediatezza. Ma spesso la parola si fonde al movimento espressivo o lascia completamente lo spazio a sequenze di “gesti-sintesi”, nel tentativo di cogliere l’essenza più profonda del racconto, con pochi oggetti e costumi, lasciando alla voce e al corpo tutta la loro forza evocativa.



SCHEDA TECNICA

PREMIO EOLO AWARDS 2007

MENZIONE SPECIALE DELLA GIURIA CON LA SEGUENTE MOTIVAZIONE:
per avere rinnovato il teatro di narrazione con la regia di un fine raccontatore come Roberto Anglisani. Attraverso un intelligente e fantasioso utilizzo di diversi registri interpretativi Andrea Lugli e Liliana Letterese sono riusciti ad esprimere sul palco, mettendo in scena una celebre fiaba, tutte le varie sfaccettature di una realtà stupida e opprimente che non accetta più la dolcezza e la diversità, facce eguali di una stessa medaglia.


PREMIO DELLA CRITICA AL FESTIVAL LUGLIOBAMBINO 2006 DI CAMPI BISENZIO

SCHEDA DIDATTICA

Con “La Bella e la Bestia” la compagnia Il Baule Volante prosegue un percorso sulla narrazione due voci e, contestualmente, un lavoro di ricerca sul tema della diversità. Attraverso l’avvincente intreccio di questa fiaba classica, abbiamo inteso parlare di alcuni aspetti di un tema quanto mai attuale, in particolare, in questo caso, del “diverso” che sta dentro di noi.

LA TRAMA E I SUOI SIGNIFICATI

Un mercante, padre di tre figlie, si smarrisce nel bosco, di ritorno da uno sfortunato viaggio d’affari. Trova rifugio nel palazzo della Bestia, un essere orribile metà uomo e metà belva. Qui, durante il tentativo di rubare una rosa, viene sorpreso dalla Bestia, che lo minaccia di morte. L’unica possibilità di salvezza è che sia una delle sue figlie a morire al suo posto. La più bella delle tre accetta il sacrificio e si reca al palazzo. Ma andrà incontro ad un destino inatteso.

È questa in sintesi la trama che accomuna le molte versioni de “La Bella e la Bestia” che sono giunte sino a noi. La più famosa di esse venne scritta in Francia intorno al 1750 da Madame Leprince de Beaumont che, a sua volta, attinse ad un ancor più antico racconto di Madame de Villaneuve. La fiaba ha quindi avuto nel corso degli anni innumerevoli altre elaborazioni, tra le quali vanno ricordate almeno “Belinda e il mostro”, raccolta da Italo Calvino nelle sue “Fiabe italiane”, le interpretazioni in chiave “adulta” immaginate dalla scrittrice Angela Carter (“La corte di Mister Lyon” e “The tiger’s bride”) per giungere infine alle svariate rivisitazioni cinematografiche, tra cui, splendida, quella di Jean Cocteau del 1946 e, notissima, quella a cartoni animati prodotta in anni più recenti dalla Walt Disney.

Si tratta, dunque, di un racconto che ha riscosso e riscuote ancora oggi un grande successo ed un grande interesse. Ma a cosa si deve una tale fortuna attraverso i secoli? Per quanto ci riguarda, crediamo che si debba principalmente ai molti significati che la fiaba contiene e nasconde, significati, diremmo, quasi atavici e dalle profonde radici, tanto profonde da risultare senza tempo e dunque immediatamente reperibili nell’esperienza quotidiana di ognuno di noi.

Attraverso la classica storia di un amore impossibile, di un amore che supera ogni barriera, “La Bella e la Bestia” ci parla innanzitutto del tema della diversità, ed in particolare dell’accettazione del diverso e dell’”altro da sé”. Una diversità che spesso si manifesta anche nella realtà proprio nello stesso modo in cui avviene nella fiaba e cioè attraverso un particolare aspetto fisico: dal colore della pelle, come dall’ essere troppo magri o troppo grassi, o comunque lontani dai canoni di bellezza perfetta proposti dai mezzi di comunicazione. Eppure, magicamente, in questa storia il pubblico finisce per identificarsi proprio col personaggio della Bestia, condividendone i dolori e i tormenti, provando per esso una grande comprensione e un grande affetto, attraverso un percorso emotivo che va dal rifiuto per questo essere mostruoso e apparentemente cattivo fino al sentimento di condivisione della condizione di “diverso”, non desiderandone più la morte ma la felicità.

“La Bella e la Bestia” è una storia che parla con delicatezza al nostro cuore, anche per insegnarci a ricercare la bellezza delle cose e delle persone al di là delle apparenze, a capire che spesso essa si cela sotto sembianze che ci possono sembrare sgradevoli: solo imparando ad andare al di là delle apparenze e delle convenzioni potremo apprezzare la vera bellezza, una bellezza interiore e quindi più profonda.

Ma questo è un obiettivo che non si ottiene immediatamente e senza fatica: il racconto rappresenta, in questo senso, un lungo ed importante processo di crescita. Ed è Bella a compiere questo percorso, che la porta dall’amore iniziale per il Padre (rapporto edipico) alla scelta di un amore più maturo, più adulto e consapevole. Un passaggio che abbiamo voluto scandire in tre momenti, seguendo l’impostazione della fiaba italiana di Calvino, nella quale il passaggio fra le diverse fasi della crescita avviene, in una prima fase, attraverso l’uso di un oggetto magico (l’anello) e, successivamente, grazie all’aiuto dell’elemento naturale (l’albero).

L’IMPORTANZA DELLE FIABE

Abbiamo scelto di mettere in scena una fiaba classica perché crediamo che sia grande il valore che questo genere di racconti ha per i bambini e che nulla possa essere in grado di arricchirli e divertirli come le fiabe classiche e quelle popolari. I bambini amano le fiabe perché in esse riconoscono il tesoro di insegnamenti che esse contengono. Poiché esse parlano il loro linguaggio, i bambini ne comprendono appieno i preziosi significati a livello conscio ed inconscio. Nelle fiabe le situazioni e i personaggi sono nettamente tratteggiati, sono tipici anziché unici ed i particolari di secondaria importanza sono eliminati.

La fiaba aiuta il bambino a stimolare l’immaginazione, a sviluppare l’intelletto, a chiarire le emozioni, ad armonizzarsi con le sue ansie e aspirazioni, a riconoscere appieno le difficoltà che incontra nella vita quotidiana. Nel contempo suggerisce soluzioni ai problemi che lo turbano e questo senza mai sminuirne la gravità e l’importanza.

La fiaba ha inoltre un tipo di svolgimento che si conforma al modo in cui il bambino percepisce il mondo. Problemi e suggerimenti sono posti in forma simbolica, ma in modo chiaro e conciso, sono proposti come fenomeni psicologici interiori che permettono al bambino di afferrare i problemi nella loro forma più essenziale. Il bambino comprende con chiarezza che la fiaba non parla il linguaggio della realtà concreta, ma gli suggerisce un viaggio nella mente e nel mondo del fantastico. Capisce che, benché irreali, le fiabe non sono false e che, sebbene quanto vi è narrato non avvenga nella realtà, deve avvenire come esperienza interiore e come uno sviluppo personale teso all’acquisizione di un’esistenza indipendente, più matura.

Grazie poi all’identificazione con l’eroe, il bambino immagina di sopportare da solo dure prove e tribolazioni, e questo gli consente di conoscersi, di sviluppare la propria personalità e di trovare le proprie soluzioni ai problemi esposti. La fiaba lascia infatti al bambino, di qualsiasi età esso sia, ogni decisione; sarà suo compito cogliere a tempo debito i significati nascosti che possono riferirsi alla sua esperienza di vita e al suo presente stadio di sviluppo personale. Vivendo così in empatia con l’eroe, il bambino trae dalle fiaba una comprensione intuitiva, subconscia della propria natura e di ciò che il futuro può avere in serbo per lui se svilupperà le sue potenzialità positive. Egli avverte, grazie alla fiaba, che la condizione di essere umano in questo nostro mondo comporta l’accettazione di ardue prove. Ma l’incontro di meravigliose avventure ed un finale sempre felice gli insegnano che lasciarsi andare alla fantasia non è dannoso e che gli sforzi, l’applicazione, la generosità e l’impegno, se ci sono, saranno premiati.

L’IMPORTANZA DEL RACCONTO ORALE

Noi crediamo che ogni essere umano, di qualsiasi età, abbia diritto alla fiaba, a godere dei suoi messaggi e del piacere di sentirsela raccontare, di lasciarsi coinvolgere, trascinare ed emozionare dal racconto. Per questo abbiamo lavorato e lavoriamo quotidianamente su tecniche narrative di grande impatto visivo ed emozionale, alla ricerca continua di modalità sempre più raffinate, capaci di coinvolgere ed affascinare il pubblico senza annoiarlo mai. Con il supporto di pochi oggetti e scenografie essenziali, esploriamo le possibilità degli strumenti più puri e semplici nelle mani del narratore: della voce singola come del racconto a due voci, dell’uso del corpo e delle sue capacità espressive e di accompagnamento della parola. Grande importanza attribuiamo, perciò, al gesto ed al movimento, in una forma tecnica ai limiti del teatro-danza. Non perché gli attori sulla scena diventino dei veri e propri danzatori, ma perché si realizzi un incontro tra corpo e parola, in un continuo scambio tra lo scorrere dei sentimenti e quel vortice di emozioni che spinge il corpo ad agire e reagire.

Ecco dunque che con “La Bella e la Bestia” si sviluppa uno spettacolo ricco di fascino e di emozione, in cui i significati nascosti affiorano attraverso la parola ed il movimento. Uno spettacolo in cui, a volte, la parola si fonde al movimento espressivo, in altre lascia completamente lo spazio a sequenze di “gesti-sintesi”, affidando alla voce e al corpo tutta la loro forza evocativa. Perché la parola, così raccontata, giocando da una bocca all’altra, rimbalzando da un corpo all’altro, faccia emergere tutti i significati della fiaba, ma senza alterare le possibilità creative e immaginifiche del bambino.

Attraverso il racconto, le immagini vengono, infatti, create ed elaborate direttamente dalla mente e dalla fantasia dello spettatore, senza mediazioni, in un contatto diretto con il proprio io, con il proprio vissuto, il proprio immaginario. La magia del teatro, la sua capacità di fascinazione, di creare situazioni credibili o addirittura di ricreare la realtà stessa dal nulla, raggiungono il loro livello più elevato mediante un coinvolgimento ed un rapporto stretto tra attore e pubblico, un dare e ricevere continuo e reciproco, che fanno della narrazione la forma spettacolare “interattiva” per eccellenza. Crediamo che, per combattere il dilagare di immagini preconfezionate che ottundono la nostra mente e la nostra fantasia, nulla sia più attuale ed insostituibile di una forma di comunicazione che evoca tempi antichi. Quando la tecnologia allontana e rende sempre più flebili i rapporti umani, il rito compiuto dalle persone che si radunano attorno alle parole, ai gesti e ai silenzi assume una forza ed un importanza al di là del tempo.

PROPOSTA DI LAVORO

Si consiglia di effettuare, dopo la visione dello spettacolo, un lavoro di trasposizione della fiaba nella nostra vita di tutti i giorni, proponendo ai ragazzi la ricerca, nel mondo che li circonda e nel loro immaginario, di personaggi e situazioni che abbiano attinenza con quelli della storia della Bella e la Bestia. Da qui si potranno inventare storie che ripropongano la stessa dinamica della fiaba, ma con questi nuovi personaggi.




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